Un’insegnante della scuola Regina Mundi di Milano racconta la storia di un’accoglienza creativa di una piccola bambina speciale, fuggita dall’Ucraina con la sua famiglia. Un confronto fecondo con lo sforzo di riforma del sistema scolastico nella direzione di una maggiore inclusione dei bambini fragili e svantaggiati.
Bimbi speciali in un vortice che fa perdere di vista tutti i punti di riferimento. Sono un’insegnante di sostegno nella scuola primaria, lavoro con un bimbo autistico di 6 anni e tutte le mattine da quando è scoppiata la guerra, entrando in classe penso alla vita oggi in Ucraina…rifugi improvvisati, metropolitane come case, sirene all’ordine del giorno, affollamenti, fretta, paura, angoscia. Vedendo entrare in aula il mio alunno così fragile nel suo rapporto con la realtà, una domanda mi esplode nel cuore ” Come potrebbe resistere lui, con la sua particolare sensibilità in una situazione del genere?”. Una guerra nella guerra. Tormentata da questo grido ho proposto ad alcuni amici di provare a metterci a disposizione in questa emergenza, con le nostre, se pur limitate risorse. La risposta è stata incredibile. Nel giro di una settimana abbiamo allestito una sala messa a disposizione dai frati della mia parrocchia a Milano, per una prima accoglienza. Nello stesso tempo una cinquantina di persone si è messa a disposizione per eventuali bisogni che sarebbe emersi. Una gratuità assoluta e senza la preoccupazione di un esito. Abbiamo atteso alcune settimane fino a che è arrivata una telefonata. Alcuni amici stavano ospitando una famiglia arrivata dall’Ucraina, nonna, mamma, …e una bimba di 7 anni, autistica. Non serviva un luogo per farle dormire…serviva una compagnia. E così ci siamo trovati ad accompagnare questa famiglia. Abbiamo richiesto l’inserimento, per due ore al giorno, della bimba nella scuola paritaria dove lavoro, cosa che è stata possibile anche grazie al supporto di una volontaria che viene tutti i giorni a supportare le maestre. Intanto la mamma di Liza, che è il nome della nostra piccola, studia italiano in parrocchia con delle signore che fanno dei turni per coprire tutte le mattine. Un altro gruppo di amici si è reso disponibile per preparare i pranzi che vengono consumati insieme. Poi si aspetta Liza per accompagnarla nel resto della giornata. La sera poi mamma e figlia riprendono il treno che le riporta a Monza città in cui altri amici sono riusciti a mettere a disposizione un appartamento per loro. I miei bambini a scuola hanno accolto Liza come una regina e questo è ancora più commovente se si prende atto che in Ucraina non esiste ancora nella scuola primaria, che ha la durata di 4 anni, il concetto di inclusione e l’attenzione ai bisogni particolari degli alunni. Esistono le scuole speciali in cui vengono inseriti tutti gli alunni con le più diverse problematiche.
Il processo di riforma scolastica iniziato nel settembre 2017 vuole rinnovare e migliorare questa situazione, come si può vedere dalle note seguenti relative alla riforma ancora in via di attuazione, per diffondere una cultura accogliente di tutte le diversità. Negli ultimi cinque anni, il numero di studenti con bisogni educativi speciali che frequentano classi inclusive degli istituti di formazione professionale è aumentato di 7,1 volte; in quattro anni – un aumento di 5 volte il numero di classi inclusive e 3,7 volte il numero di scuole in cui sono organizzate tali classi; nell’anno accademico 2019/2020 l’istruzione inclusiva ha avuto luogo nel 35% degli istituti di istruzione secondaria generale. È stata costituita una rete di 610 centri di risorse inclusivi e 25 centri di risorse per sostenere l’istruzione inclusiva in tutte le regioni dell’Ucraina. La riforma vuole inoltre garantire, anche per le scuole primarie l’accesso all’istruzione per i bambini con bisogni educativi speciali.
Mi commuovo quando vedo e penso a questa mamma combattuta tra il desiderio di tornare a casa sua a Kiev e il desiderio di rimanere in Italia per far continuare a sua figlia un’esperienza scolastica completamente nuova ed entusiasmante, come sta vedendo accadere ora nella mia classe. Realmente la guerra ha fatto emergere più prepotentemente “una guerra nella guerra” che alcuni, come i nostri bambini speciali, sono costretti a combattere anche in tempo di pace. Desideriamo fare la nostra parte. Abbiamo anche una grande domanda a Dio perché continui a rispondere e a costellare la strada di segni che aiutino le nostre mosse, le scelte, la costruzione di esperienze nuove e impensabili. Infine, ripartendo ancora dai bambini, ho visto la speranza nella la semplicità di una mia alunna che è andata a casa, ha preso la sua bambola di Masha (“Masha e orso” è un cartone animato russo!), l’ha fatta lavare e disinfettare dalla sua mamma dicendo: “Voglio portarla domani a scuola per regalarla a Liza”. La mattina dopo Liza stava girando senza sosta nell’auletta dove lavora. La mia alunna ha cercato di intercettarla per consegnarle il regalo senza successo…alla fine sono intervenuta io dicendo: “Facciamo così, mettiamola vicino alla finestra come una piccola vedetta. Liza può vederla ogni volta che entra”. Non scorderà mai la semplicità di quella bambina che posizionava, come fosse un’amica accogliente, la sua bambola di pezza con un sorriso così puro e libero, dicendo: “Guarda Liza, è per te”. Sì, basta un sì!
Elena Piantoni, Coordinatrice didattica attività di sostegno Scuola Regina Mundi, Milano
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