Mese: Maggio 2024

LineaTempo #36

Il dossier di LineaTempo n. 36 è dedicato all’Universo fiaba, un tema popolare ed insieme colto, che viene qui presentato da un ampio e variegato spettro di contributi.

Si indaga sull’origine antica della fiaba, sui legami con la Bibbia e le tradizioni culturali, ma soprattutto sulla sua capacità, attraverso la finzione, di condurci a cogliere i nodi essenziali della vita.

Le fiabe costituiscono una grande forma di introduzione alla realtà, anche quando è deformata dalle mode culturali (come nei grandi film Disney) ed hanno un potente risvolto educativo, ben documentato da varie esperienze.

La fiaba è un mondo che non finisce di far riflettere e incuriosire perché apre all’orizzonte del Mistero.

Daria Carenzi – Per entrare nell’universo della fiaba
Emanuela Ghini – Elogio della fiaba
Giulia Regoliosi – Favola, mito, fiaba: parole e storia nel mondo antico
Silvano Petrosino – Finzione e verità della fiaba
Giuseppe Reguzzoni – I Grimm, le tradizioni culturali e la Bibbia
Emma Bacca – Hans Christian Andersen: al cuore di un dialogo tra fiaba ed esistenza
Giampaolo Pignatari – Pinocchio, Pinocchio e ancora … Pinocchio!
Sabrina Fava – La controversa diffusione della fiaba in Italia tra Otto e Novecento
Giuliana Zanello – Calvino e la fiaba. L’introduzione alle Fiabe italiane
Alberto Bordin – Fiabe Disney. Come la casa di Topolino ha plasmato la nostra mentalità fiabesca
Eleonora Fornasari – La fiaba sul grande schermo
Paolo Molinari – Il potere delle storie: alle origini dell’idea del Libro fondativo
Maria De Nigris – I temi fondanti de Le Avventure di Pinocchio. Leggere Pinocchio in classe
Laura Vitale – Fiabe che raccontano la vita. Leggere Andersen in classe
Nino Barbieri – Alla radice del mio raccontare storie

Nei Segmenti appaiono: un’accurata ricostruzione della storia e dell’ideologia del movimento di Hezbollah, l’analisi del ruolo dei paracadutisti italiani che optarono per la RSI, la presentazione di una donna del ‘700 con un grande talento culturale, M. G. Agnesi, e il confronto tra Pavese e il protagonista del film Perfect Days.

In Recensioni ed eventi vengono presentati: Contro maestro Ciliegia di Giacomo Biffi, I miei santi. In compagnia dei giganti della fede di Joseph Ratzinger, Ad occhi sgranati. Storie di papi e ambulanti, zingari ed ebrei, martiri e fondatori di Lucio Brunelli, La fine del dibattito pubblico. Come la retorica sta distruggendo la lingua della democrazia di Mark Thompson e Momenti di Marco Zelioli.

Mappe #12

Una vita da ospite: Erri De Luca e la poesia dal cuore

Che cosa c’è all’origine della scrittura poetica? L’ospite incallito, silloge del 2008 di Erri De Luca, inizia con una premessa dell’autore che toglie il punto interrogativo: la poesia nasce quando la divinità smette di dire. Stando così le cose, la poesia sarebbe 1) ascolto del silenzio, o piuttosto dell’eco della voce divina, e quindi 2) un’espressione “a immagine e somiglianza” della parola di Dio. Si potrebbe quindi concludere che un testo poetico ben riuscito ha la pretesa di riaprire il canone delle Scritture, di ri-perimetrare il volume del sacro.

La poesia de L’ospite incallito – ma si può estendere il discorso in toto alla scrittura in versi di De Luca – rifugge dai modi tradizionali della lirica per imparentarsi con le forme più irregolari di una poesia-racconto (modello supremo: Pavese) che non rinnega la sapienza del cuore di matrice biblica. Il verso lungo è così una pista di decollo-atterraggio per parole, frasi, sentenze, postille che pescano tanto dalle vicende private del poeta (si vedano la prima e l’ultima sezione del libro) quanto dalla storia collettiva, sia essa del secolo scorso oppure veterotestamentaria. È una poesia, quella di EDL, che molto spesso vuole scolpirsi come manifesto (politico, religioso, identitario) di un Io che parla da confini ampi, complessi, multipli. Ma non per questo poeta urla la propria verità; semmai si limita a qualche Consiglio, a fare cioè come il lanciatore di coltelli che non centra il bersaglio ma lo costeggia perché, appunto, «la grazia è di mancarlo» (p. 23).

L’ospite incallito ci dice già dal titolo di un poeta e di un individuo – nella scrittura di EDL le due identità non sono divisibili – che attraversa la storia senza schermi o fraintendimenti, parlando dalla sede del cuore che non conosce limitazioni (infarto a parte), mai ponendosi come padrone degli eventi («Non sei il padrone, ma l’ultimo inquilino», p. 28) o in una posa stanziale («E niente è lì dove si va, destinazione», p. 21) ma sempre sul punto di disfare la tenda e così riprendere, come la divinità “beduina” nel deserto («Non voleva saperne di edifici, la divinità, / era nomade e nomade è restata», p. 33), il cammino, o l’arrampicata.

(Pietro Russo)

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