di Laura Cioni
Spesso gli scenari delle guerre raccontate dai reduci parlano di gente umile e rocciosa. Di questo mondo fa parte Giacomo Noventa (pseudonimo di Giacomo Ca’ Zorzi). Volontario nella Grande guerra, tornato dal fronte si dedica a un impegno intellettuale che fa dei picoli il proprio centro di attenzione, usando una lingua tutta sua, una sorta di dialetto che più aderisce alla vita, sovente in polemica con la cultura ufficiale. La sua produzione è raccolta nel volume Versi e poesie, Marsilio, Venezia 1986.
In questa poesia Noventa ricorda alcuni episodi della vita militare, il rapporto tra i “veci” e le giovani reclute, fatto dell’amore al loro paese e ai campi coltivati. Una storia d’amore collega il paese lontano e i coscritti.
Co se gera soldai dentro in trincea,
O a riposo o marciando o a l’ospeal,
E i compagni più veci ne diceva,
E parlasseli pur del so paese,
Dei campi e del lavoro lassài là,
Una storia d’amor,
Gerimo in tanti a no’ saver ancora
Quel che fusse una dona, e se ascoltava,
Se inventavamo un nome, e se moriva,
(Se imparava a morir…).
La vita vissuta e l’inesperienza si intrecciano fino a toccare il confine della morte vicina. Ma in quelle giornate in trincea c’erano, inaspettatamente, anche altre presenze, più lontane, quelle dei poeti della tradizione italiana.
Virgilio aveva detto nella sua nona bucolica che i canti agresti durante le guerre hanno valore quanto le colombe al sopraggiungere dell’aquila. Qui Noventa sembra ribaltare l’immagine e assegnare alla voce della poesia il compito della memoria e dell’insegnamento, non solo in momenti particolari, ma in quella battaglia della vita in cui tutti siamo impegnati.
Ancuo legendo, come i fusse vivi,
In Giacomo, in Francesco, in Dante e in altri
Cari poeti, o nostrani o foresti,
Me xè vignùo un pensier:
Che noialtri se sia come i coscriti
In una guera granda, e che i poeti
Sia come quei soldai che ne diceva,
E parlasseli pur del so paese,
Dei campi e dei lavori lassài là,
Una storia d’amor.
Tutti possiamo trovare nella lettura dei grandi del passato la maestria nell’uso della parola che arricchisce la mente e rende più accorta la volontà.